Capacità di sintesi, approccio di lungo termine sull’andamento del titolo, conoscenza dell’azienda a 360°, risposte esaustive, ma soprattutto essere trasparenti e realistici con il mercato.
Stefano Canu, Investor Relation Manager del Gruppo Editoriale l’Espresso, società quotata all’MTA di Borsa Italiana con una market cap di circa 390 milioni di €. Da 15 anni nelle Investor Relations, prima in Banca Fideuram e dopo in Seat Pagine Gialle è tra i precursori delle IR in Italia. Stefano, prima di dedicarsi all’attività di IR, ha costruito la sua competenza come senior financial analyst in diverse realtà finanziarie e industriali.
1. Cosa ha ispirato il suo ingresso nel settore delle Investor Relations?
Alla fine degli anni 90 lavoravo in Banca Fideuram, all’epoca quotata in Borsa. Erano gli anni in cui solo le grandi società quotate prevedevano nel loro organico una persona dedicata al 100% all’attività di IR che, nelle altre società, veniva gestita direttamente dal Direttore Finanziario/Pianificazione e Controllo o dall’Amministratore delegato. In quegli anni, l’interesse sia dei brokers nel produrre nuovi studi sulle società Italiane che degli investitori internazionali, era in forte crescita e quindi la società decise di selezionare dall’esterno una figura con esperienza già formata. Dopo alcuni mesi però, non avendo trovato il candidato ottimale, la società decise di valutare anche dei profili all’interno dell’azienda. Considerai l’attività di grande interesse vista la fase di forte sviluppo del mercato italiano e quindi mi candidai per la selezione interna. Il mio CV presentava infatti dei punti di forza per ricoprire tale ruolo tra cui l’ottima conoscenza dell’azienda (mi occupavo di pianificazione e controllo), un background finanziario (avevo ricoperto in una diversa società il ruolo di analista finanziario) e una buona conoscenza della lingua Inglese (avevo lavorato due anni e conseguito un MBA negli USA). La società mi propose la posizione e quindi a partire dal 2000 ho iniziato la mia carriera di IR.
2. Quale pensa che siano gli skills più importanti per un IRM?
La capacità di spiegare chiaramente un business complesso e dare risposte esaustive alle domande degli investitori e analisti. Si potrebbe dire che la “sintesi” è la capacità migliore che un IRM dovrebbe avere. Per fare una sintesi efficace è però necessario avere una conoscenza approfondita dell’azienda, dei concorrenti e del mercato in cui si opera.
3. Cosa le piace di più del suo lavoro?
Il fatto che ti permette di conoscere a 360 gradi l’azienda e quindi anche l’interazione e la relazione non solo con gli interlocutori esterni, che rappresenta l’attività tipica di un IRM, ma in particolare con gli interlocutori interni all’azienda.
4. Cosa fa per rilassarsi dalla pressione causata dall’essere un IRM costantemente alle prese con i mercati finanziari?
Credo che un IRM dovrebbe avere un approccio di lungo termine nei confronti dell’andamento del titolo e cercare di evitare di farsi mettere sotto pressione dagli andamenti nel breve periodo che sono in gran parte dovuti a movimenti macroeconomici o di mercato che spesso hanno poco a che fare con i risultati ottenuti delle società. Quindi l’esperienza acquisita in questi anni mi ha insegnato a non subire troppo la pressione dei mercati, comunque quando proprio sono sotto pressione una partita a Squash rappresenta il modo migliore per scaricare ogni eventuale tensione.
5. Che consigli per lo sviluppo professionale può suggerire a chi intraprende questo lavoro?
Per me essere un IRM, anche se il mestiere è molto cambiato negli ultimi anni, rimane uno dei lavori più interessanti e stimolanti all’interno di un azienda in cui bisogna essere sempre aperti e attivi nel dialogare con gli interlocutori interni ed esterni. Consiglio di avvicinarsi alla professione solo dopo aver acquisito un solido background tecnico in quanto la componete esclusivamente relazionale e di comunicazione dell’attività rappresenta solo una minima parte del lavoro. Chi però intraprende questa carriera deve sapere che in Italia (ma non negli altri paesi), si viene percepiti sia all’interno dell’azienda che all’esterno, come una figura specialistica, e che quindi, per questo, potrebbe in seguito non essere facile trovare incarichi in ruoli diversi.
6. Qual’è il cambiamento più rilevante che ha visto nel settore delle Investor Relations da quando è iniziata la sua carriera?
L’Investor Relations Manager interagisce con i mercati finanziari quindi i maggiori cambiamenti sono stati indotti dai principali trends avvenuti nei mercati finanziari. Se posso citare due esempi; il primo è il consolidamento nel settore dei broker finanziari che ha comportato un sempre minor numero di brokers attivi sulle società Italiane, in particolare di media capitalizzazione (fattore che ha spinto le aziende ad essere ancora più attive direttamente con gli investitori finali); il secondo invece riguarda la forte crescita di interesse sia da parte dei brokers che degli investitori sul mercato del credito (obbligazioni, etc etc).
7. Qual’è la lezione professionale più importante che ha imparato nella sua vita professionale?
In sostanza, a costo di essere banali, alla fine essere sempre trasparenti e realisti con il mercato finanziario è sempre il modo corretto con cui un’azienda dovrebbe comunicare al mercato
8. Ci racconta qualcosa di insolito che le è capitato come Investor Relator?
Mi ricordo con interesse un Road Show organizzato in città americane che non prevedeva le solite tappe frequentate. Ero andato, tra le altre città, a Milwaukee, Denver e Austin. Dopo queste città ho raggiunto il CEO nella West Coast per incontrare degli investitori a San Diego. Quando il CEO ha scoperto che il primo one to one era stato fissato alle 5 del mattino si è leggermente innervosito! Oppure quando, durante una broker conference, dopo aver fatto un one to one con un investitore americano, alla fine del meeting, l’investitore ha ammesso di aver sbagliato stanza: voleva incontrare un’altra società e non conosceva per niente il nostro business e la società! Alla fine però ci ringraziato per il meeting che è stato di suo interesse tanto che dopo qualche settimana ha inaspettatamente anche preso una posizione sul titolo.
9. Ci dica qualcosa a proposito di una situazione stimolante con cui ha avuto a che fare e come è stata affrontata.
Nella mia carriera ho seguito varie operazioni straordinarie sia equity che di debito, tra cui l’emissione del più grande high yield bond in Europa. Tali operazioni hanno rappresentato per me una grande sfida in quanto spesso concentrate in un arco temporale ristretto in cui bisogna preparare la documentazione, le presentazioni e fare road show in cui si incontrano centinaia di investitori in pochi giorni. Alcune di queste emissioni mi hanno dato particolare soddisfazione perché sono state completate nonostante un certo scetticismo sia del mercato sia di persone all’interno dell’azienda che ritenevano difficile completare con successo tali deals. Tra tutte le operazioni straordinarie a cui ho partecipato ritengo che la ristrutturazione del debito di Seat Pagine Gialle conclusa nel 2012, sia stata, pur nel momento di difficoltà della vita aziendale, la situazione di maggior stimolo a cui ho partecipato vista la grande complessità in quanto si è trattato di gestire contemporaneamente esigenze contrastanti di azionisti di maggioranza, minoranza, banche finanziatrici, obbligazionisti junior e obbligazionisti senior.
10. Cosa vorrebbe dire ad un giovane professionista che sta considerando l’idea di entrare nelle Investor Relations?
Consiglio sempre a chi si vuole avvicinare a questa attività di fare comunque prima esperienze diverse in altre aree aziendali cosi da poter avere a disposizione i migliori strumenti per poter approfondire la complessa realtà di un’azienda. Questo è il miglior modo per poter essere in grado, in una fase successiva, di saper spiegare compiutamente il funzionamento della società all’esterno.