“L’Investor Relator non è un solista! Approfondita conoscenza della società, padronanza delle tematiche normative e tecniche di comunicazione, buon livello culturale e corretto feedback. Il tutto condito da duro lavoro e spirito di sacrificio”.
Ira Angrisani, Head of Investor Relations di ACEA Spa, società quotata al segmento MTA di Borsa Italiana con una market cap di circa 2,7 miliardi di euro.
Da 20 anni nelle Investor Relations, Ira è tra i più interessanti professionisti delle Investor Relations in Italia. Ha iniziato la sua carriera all’IRI dove ha partecipato alla privatizzazione di: Credito Italiano, Banca Commerciale Italiana, Aeroporti di Roma, Banca di Roma e Autostrade. Dal 2002 è Head of Investor Relations di Acea Spa, e precedentemente, ha rivestito la stessa posizione in Società Autostrade.
1. Cosa ha ispirato il suo ingresso nel settore delle Investor Relations?
Ho iniziato la mia carriera lavorando presso la Direzione Finanza dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) dove ho avuto la grande fortuna di partecipare alle prime importanti operazioni di privatizzazione realizzate in Italia: Credito Italiano, Banca Commerciale Italiana, Aeroporti di Roma, Banca di Roma e Autostrade. Eravamo a metà degli anni novanta. Sotto la pressione dell’emergenza finanziaria, non solo dell’IRI, ma dell’Italia intera, bisognava fare in fretta e bene. Tutto era da inventare: “learning by doing”, il modo più impegnativo ma al tempo stesso il più avvincente per imparare. Già dalle prime operazioni, la privatizzazione del Credito Italiano e della Comit, verificammo l’importanza della comunicazione al vasto pubblico dei risparmiatori, fino ad allora pressoché unicamente orientati verso gli investimenti in titoli di Stato. Fu divertente impostare le prime campagne pubblicitarie. Ricordo il payoff del Credito Italiano, “Dopo i bot, i Credit” ripetuto dalla già nota signora in doppio petto grigio interpretata da un’ex miss America. Effettuammo i primi roadshow in tutto il mondo, seguendo procedure di vendita e utilizzando tecniche (open price bookbuilding, overallotment, green shoe, bonus share,…) che successivamente sarebbero divenute comuni a tutte le privatizzazioni e familiari anche al grande pubblico. In ognuna di queste operazioni mi sono occupata di comunicazione e di autorizzazioni, della redazione del Prospetto Informativo per il mercato, seguendo gli iter autorizzativi e i rapporti con le Autorità di Vigilanza, Consob e Borsa. Ho partecipato – con il Top Management delle Società interessate e dell’IRI – a numerosi roadshow sulle principali piazze nazionali e internazionali curando le presentazioni e i vari aspetti della comunicazione finanziaria. E’ iniziata così, come un seguito naturale, la mia attività di Investor Relations. Nel corso della privatizzazione di Autostrade, grazie all’esperienza maturata e all’approfondita conoscenza del mercato, sono entrata a far parte della Società ricoprendo il ruolo “ufficiale” di Investor Relations Manager.
2. Quali pensa che siano gli skills più importanti per un IRM?
A mio avviso la professionalità di un buon Investor Relator Manager richiede l’approfondita conoscenza della Società in cui lavora, e del mondo finanziario con i suoi operatori, i mercati e i prodotti. E’ necessaria una solida preparazione nelle materie economico-finanziarie (soprattutto analisi di bilancio), un’ottima padronanza delle tematiche normative (Direttive Comunitarie, Regolamentazione Consob e Borsa Italiana) e delle tecniche di comunicazione. Con riferimento a quest’ultimo punto, sottolineo che la capacità relazionale – basata sulla trasparenza, la correttezza e un forte senso etico – rappresenta un elemento indispensabile, anche se non sufficiente, dell’attività dell’Investor Relator. E’, perfino, superfluo sottolineare l’importanza delle lingue, un’ottima conoscenza dell’inglese soprattutto, ma non solo. Per completare questo identikit, ricorderei ancora l’importanza di un buon livello culturale, con un’adeguata flessibilità e predisposizione ai cambiamenti che il mercato spesso impone repentinamente. Tali caratteristiche consentono, infatti, all’Investor Relator Manager di ottimizzare la gestione delle informazioni, garantendo un messaggio coerente e in grado di far comprendere in modo adeguato alla Comunità finanziaria il valore della Società e la qualità delle strategie che intende realizzare.
3. Cosa le piace di più del suo lavoro?
Il venire continuamente in contatto con persone e realtà molto diverse e la consapevolezza di ricoprire un ruolo fondamentale per il successo della Società in cui lavoro. Ancor più della conoscenza dei mercati esterni, mi piace nel mio lavoro, e provo per questo una grande soddisfazione, il dover essere sempre aggiornata sulla vita della Società, sugli obiettivi e le strategie, sui risultati ed anche sui problemi e le difficoltà che ogni giorno si possono presentare nella gestione di un’attività così complessa. Al mercato deve essere presentata la Società nella sua interezza, sarebbe riduttivo parlare soltanto di debito, utili e dividendi. E’ fondamentale sempre rappresentare la coerenza tra gli obiettivi enunciati, le strategie pianificate, le azioni programmate e i risultati raggiunti. Come i risultati immediati rafforzano le aspettative nel lungo e come l’interesse aziendale si lega e si rafforza in aderenza all’interesse generale. Da tutto ciò dipende molto della credibilità aziendale. E’ necessaria, quindi, la collaborazione di tutto il management, sotto la guida del Vertice, non solo la finanza, ma anche le altre funzioni, la pianificazione, l’amministrazione, il controllo di gestione, la produzione, il commerciale e tutte le altre, nessuna esclusa.
4. Cosa fa per rilassarsi dalla pressione causata dall’essere un IRM costantemente alle prese con i mercati finanziari?
Sapersi rilassare è vitale per la nostra salute e il nostro benessere, è fondamentale evitare di essere oppressi dallo stress quotidiano. Sono una forte sostenitrice del principio “mens sana in corpore sano” e, pertanto, vado in Palestra tutte le volte che posso. Il mare, il nuoto e il tennis insieme con una buona lettura (mi piacciono gli scrittori contemporanei, più quelli americani che gli italiani) si dividono i momenti di relax.
5. Che consigli per lo sviluppo professionale può suggerire a chi intraprende questo lavoro?
Innanzitutto gli direi di cancellare dalla mente l’idea che siano sufficienti una buona parlantina, simpatia e un bell’aspetto. E’ necessaria solida preparazione “tecnica” ed è importante coltivare una spiccata curiosità intellettuale interessandosi sempre a tutto ciò che accade e ci circonda, in azienda, nei mercati e nel mondo in generale. Le capacità relazionali dell’Investor Relator sono, senz’altro, molto importanti oltre che verso l’esterno anche all’interno della Società. E’, pertanto, fondamentale porre sempre grande attenzione ai rapporti personali con i colleghi delle altre Funzioni aziendali con cui l’Investor Relator deve collaborare per costruire insieme un’efficiente comunicazione finanziaria e a cui l’Investor Relator deve frequentemente rivolgersi per ottenere le informazioni da fornire al mercato, spesso in tempi molto brevi. Insomma, l’Investor Relator non è, e direi che in ogni caso non può essere, un solista, ma deve essere parte della squadra, di cui rappresenta il punto di contatto tecnico con gli operatori finanziari e gli investitori. Squadra capitanata e rappresentata, non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo, dal Vertice aziendale, sottoposto a un faticoso e continuo dialogo e a impegnativi esami.
6. Qual è il cambiamento più rilevante che ha visto nel settore delle Investor Relations da quando è iniziata la sua carriera?
Inizialmente l’attività delle Investor Relations si basava soprattutto sulla conoscenza dei mercati finanziari e della Società in cui si lavorava ed era essenzialmente finalizzata alla comunicazione chiara, tempestiva e trasparente dei fondamentali e delle strategie aziendali. Fermo restando l’importanza di tali attività, da qualche anno a questa parte – a mio avviso – il ruolo delle Investor Relations è cambiato, diventando più impegnativo e interessante. Non è più sufficiente comunicare al meglio verso il mercato, ma è fondamentale ascoltare il mercato, gli investitori e gli operatori tutti. Ha assunto crescente rilevanza la capacità di segnalare al Top Management il “sentiment” del mercato su importanti fenomeni, anche macroeconomici, che impattano sulla vita della Società. Un corretto feedback ai Vertici può, infatti, essere molto utile nella definizione delle strategie e delle scelte da intraprendere. Non si tratta, pertanto, solo di un’attività di comunicazione dalla Società verso il mercato, ma anche dal mercato verso il Top Management dell’Azienda. Gli operatori non si accontentano di una comunicazione unidirezionale, sottopongono il Vertice al fuoco di fila di domande articolate e a volte perfino irriverenti, che dimostrano un’approfondita conoscenza del business e della società. Richiedono risposte immediate, chiare e convincenti che possono determinare scelte d’investimento anche immediate e importanti dalle quali dipendono le performance borsistiche della società.
7. Qual è la lezione professionale più importante che ha imparato nella sua vita professionale?
Il mondo dell’IRI, dove ho avuto l’opportunità e la fortuna di iniziare a lavorare, è stato fondamentale per il mio sviluppo professionale sia da un punto di vista “tecnico” che umano. In un periodo di grandi cambiamenti, ancora molto giovane, ho potuto capire l’importanza della professionalità unita alla lealtà e alla dedizione. In ACEA si sono aggiunte nuova sensibilità che nasce dalla vicinanza a una vasta clientela e nuove esperienze derivanti dal profondo cambiamento delle strategie e dei processi in un difficile percorso di una municipalizzata – quasi monopolista – che diviene un operatore forte nel nuovo mercato. In generale, ritengo che la lezione più importante che s’impara in ogni attività lavorativa sia quella di non smettere mai di migliorarsi e di accettare con fiducia i cambiamenti.
8. Ci racconta qualcosa d’insolito che le è capitato come Investor Relator?
Un ricordo buffo. Eravamo a Londra, tappa fondamentale del roadshow per la privatizzazione di un’importante Società. Sapevamo che il “grande capo” non aveva, per così dire, una grande padronanza dell’inglese. Ma non ci fu modo di dissuaderlo dal fare il suo speech. Durante il lunch, dopo l’entrée, si alza il nostro boss e come da programma va verso il podio, apre i fogli del suo intervento e inizia a leggere nel “suo” inglese. Al mio tavolo c’erano due importanti banker giapponesi che si misero a trafficare con le loro cuffie alla ricerca del canale giusto per la…..traduzione in inglese. Feci fatica a trattenere il sorriso e iniziai per loro una mia traduzione in simultanea dall’inglese….all’inglese.
9. Ci dica qualcosa a proposito di una situazione stimolante con cui ha avuto a che fare e com’è stata affrontata.
Diversi anni fa, prima del mio ingresso in Acea, lavoravo per la più grande Società autostradale del nostro Paese con un Amministratore Delegato, con un “fortissimo” carattere, che ho molto apprezzato e dal quale ho imparato tantissimo. L’AD era appena arrivato in Azienda e diverse tra le maggiori Banche d’Affari avevano espresso l’interesse a organizzare la Sua presentazione ai mercati internazionali. Una tra le prime cinque merchant bank a livello mondiale riuscì ad aggiudicarsi la possibilità di pianificare un roadshow a Londra, senza però coinvolgermi in alcun modo nell’organizzazione nonostante i miei molteplici tentativi di collaborare. La Banca programmò così una presentazione cosiddetta “allargata” a circa 50 investitori londinesi per il lunedì 4 luglio (ancora ricordo la data….) presso i loro uffici nella City. Ebbene, come nel peggiore degli incubi (quando si sogna di fare una festa, ma nessuno degli invitati arriva ….), si presentarono solo 3 investitori, peraltro invitati da me, con grande disappunto della Banca ………….. Lascio immaginare la reazione dell’Amministratore Delegato, che da quel giorno in poi attribuì solo a me l’incarico di organizzare ogni roadshow. Con grande soddisfazione e con l’aiuto di alcuni gestori di Londra, riuscii a improvvisare una colazione per 15 investitori che mostrarono grande interesse per la Società e le sue strategie. Che cosa fosse accaduto nella merchant bank in realtà non l’ho mai capito…forse semplicemente si erano dimenticati di mandare gli inviti…………o forse quella del lunedì mattina non era stata una scelta saggia.
10. Cosa vorrebbe dire ad un giovane professionista che sta considerando l’idea di entrare nelle Investor Relations?
Direi di cogliere al volo l’opportunità, l’Investor Relations è, secondo me, uno tra i lavori più interessanti che ci sia. Allo stesso tempo gli direi di non cadere nel tranello di credere che l’attività di Investor Relator si esaurisca nel mantenere le relazioni: tutta viaggi e incontri. C’è un lavoro duro da fare, che richiede il massimo impegno, l’amore per la propria Società, dedizione alla squadra e, non esagero, anche un certo spirito di sacrificio.