Capire il DNA dell’azienda ed i driver che la guidano. Non improvvisare e costruire la propria credibilità con attenzione. Educare gli investitori al settore industriale della società, e soprattutto, non nascondersi mai in caso di situazioni critiche.
Marianne Tatschke, Director of Investor Relations and Corporate Communications di Recordati SpA, società quotata all’MTA di Borsa Italiana con una capitalizzazione di 4.7 milioni di euro.
Da 14 anni nelle Investor Relations, Marianne di origine argentina, ha conseguito un MBA ed un Bachelor of Arts in Psychology presso la McMaster University di Hamilton (Ontario, Canada). Dopo varie esperienze in società internazionali (Sea Containers, Det Norske Veritas ed Astra Farmaceutici) dove ha ricoperto diversi ruoli come Operation Manager, Planning Control Manager e Direttore Amministrativo e Finanziario, Marianne approda nel 2001 alle Investor Relations di Recordati SpA e dal 2013 è Direttore Investor Relations e Corporate Communications dell’azienda.
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Cosa ha ispirato il suo ingresso nel settore delle Investor Relations?
Più che l’ ispirazione è stato il caso. Da un anno ero direttore amministrativo in Recordati ma ogni tanto davo una mano all’allora tesoriere, che si occupava anche di IR, nella preparazione delle sue presentazioni in PPT. Quando Recordati è entrata nello STAR è stata evidente la necessità di un responsabile IR dedicato ed il mio capo, il CFO, mi propose la posizione, che mi ha interessato sin dall’inizio, anche se non avevo mai avuto esperienza diretta di mercati finanziari, perché mi avrebbe permesso di stare in stretto contatto con chi disegna la strategia aziendale e con la parte più interessante e sfidante delle attività: il futuro aziendale.
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Quale pensa che siano gli skills più importanti per un IRM?
Innanzitutto la capacità di sintesi e di chiarezza. Gli investitori solitamente hanno poco tempo a disposizione e devono ricavare più informazioni possibili. Capacità di individuare e trasmettere le informazioni rilevanti sulle attività aziendali tralasciando i dettagli. Sicurezza nella comunicazione delle informazione e dei piani futuri. Ottima padronanza della lingua inglese.
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Cosa le piace di più del suo lavoro?
Direi che mi piace tutto, scrivere i reports, scrivere le presentazioni, essere sempre in contatto con il top management aziendale, ma soprattutto conoscere persone nuove, viaggiare, partecipare ai roadshows ed alle conference di settore.
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Cosa fa per rilassarsi dalla pressione causata dall’essere un IRM costantemente alle prese con i mercati finanziari?
Per prima cosa vorrei dire che non bisogna mai essere ostaggio dei mercati finanziari. Questa è una pressione che devono subire gli investitori più che l’azienda emittente. La variabile più importante nella volatilità di un titolo – nel breve termine – è il mercato e non gli aspetti fondamentali dell’azienda emittente – eccetto in casi particolari -. Noi come azienda non possiamo intervenire sull’andamento del mercato, dobbiamo solo tentare di capire le ragioni dei movimenti.
Cosa faccio per rilassarmi? Adesso che i miei figli sono grandi e fuori casa ho un po’ più di tempo, cane permettendo. Abbiamo una casa in campagna dove vado ogni fine di settimana e mi diletto con il giardinaggio e la cucina. Torno sempre a casa la domenica più stanca di prima e con mal di schiena ma con la sensazione di aver realizzato qualcosa!
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Che consigli per lo sviluppo professionale può suggerire a chi intraprende questo lavoro?
Ascoltare molto prima di cominciare a parlare. Tentare di capire profondamente le caratteristiche, il dna, dell’azienda dove si lavora, quali sono i driver che la guidano. Mantenersi sempre aggiornati su quanto sta succedendo a livello strategico. Fare domande.
Non spaventarsi mai delle richieste di analisti o investitori e rispondere sempre. A volte le domande non sono rilevanti per il settore, e quando è così bisogna chiarirlo, fornendo invece l’informazione più rilevante. Bisogna sempre tentare di educare l’investitore sul proprio settore di attività – gli investitori generalisti in particolare hanno spesso bisogno di capire meglio il business model dei diversi settori ed apprezzano l’opportunità di farlo durante i meeting -. Se l’investitore avesse bisogno di un livello di dettagli ulteriore si può rispondere che l’azienda non rende pubblico questo livello di dettagli oppure, qualora sia possibile diffondere l’informazione, proporre di farglieli avere in un secondo momento.
Un’altra cosa importante è la condivisione con chi lavora in azienda, del messaggio che viene dato agli investitori. Se agli investitori viene comunicato un piano industriale dettagliato con previsioni future, questo stesso piano dovrebbe essere comunicato a tutti i dirigenti e quadri dell’azienda. Questo non è solitamente compito dell’IR ma è un suggerimento che si può dare alla società perché se all’interno c’è allineamento con il piano industriale sarà più probabile che quel piano si realizzi.
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Qual è il cambiamento più rilevante che ha visto nel settore delle Investor Relations da quando è iniziata la sua carriera?
Non ho visto grandi cambiamenti oltre alla crescita esponenziale della tecnologia nella comunicazione. Vedo comunque che gli incontri personali con analisti e investitori continuano ad essere richiesti ed apprezzati come modo di comunicare.
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Qual è la lezione professionale più importante che ha imparato nella sua vita professionale?
Non improvvisare, essere sempre ben preparati, essere trasparenti e coerenti per costruire la propria credibilità. Quando si tratta di comunicare le caratteristiche, l’andamento e le prospettive future dell’azienda per la quale si lavora bisogna essere sempre molto sicuri che quello che si dice sia sempre in linea con la realtà senza esagerare in un senso o nell’altro. Bisogna focalizzarsi sul lato positivo delle cose, quello sì, ma essendo sempre realistici.
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Ci racconta qualcosa di insolito che le è capitato come Investor Relator?
Non ho particolari aneddoti da raccontare.
Un’esperienza inattesa l’ho avuta alcuni anni fa in occasione di una conference a Londra organizzata da Borsa Italiana. Per qualche ragione la Borsa aveva aderito a una promozione che Maserati stava facendo a Londra. Fatto sta che mi informarono che avrei avuto a mia disposizione una serie di Maserati con autista. Appena arrivata in aeroporto mi aspettava una di queste magnifiche auto con autista specializzato, il percorso Heathrow/albergo è stata un’esperienza da non dimenticare! Stessa cosa la mattina seguente e poi la sera per tornare in aeroporto. Sempre macchine diverse con autisti diversi. Oltre alle auto erano particolari anche gli autisti che avevano lavorato con i potenti del mondo e che avevano aneddoti molto divertenti da raccontare.
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Ci dica qualcosa a proposito di una situazione stimolante con cui ha avuto a che fare e come è stata affrontata.
Nella mia carriera non ci sono stati eventi particolarmente dirompenti che hanno richiesto reazioni o sforzi straordinari. Ricordo solo, e forse perché era proprio all’inizio della mia esperienza nelle Investor Relations, che l’azienda aveva dovuto comunicare una notizia in controtendenza rispetto a quanto previsto. Non era una buona notizia ed il titolo era sceso significativamente quel giorno. In una riunione con il top management abbiamo delineato in modo chiaro e sintetico il perché dell’evento e le prospettive immediate e poi mi sono diretta alla mia scrivania a rispondere a quello che era diventato un telefono bollente. Ero l’unica persona incaricata di rispondere alle domande di analisti, investitori e giornalisti. È stata una giornata campale con qualcuno costantemente in attesa sulla seconda e terza linea. Ho dato con calma, a tutti, sempre la stessa spiegazione. Ogni tanto, alcuni colleghi del management entravano nel mio ufficio per sentire come andavano le cose e penso di aver superato l’esame. È molto importante che l’azienda sia sempre presente e non si nasconda mai anche quando ci sono brutte notizie.
10. Cosa vorrebbe dire ad un giovane professionista che sta considerando l’idea di entrare nelle Investor Relations?
Che è una carriera molto bella ma che è molto importante essere ben preparati dal punto di vista economico-finanziario, non basta la laurea in comunicazione perché bisogna capire bene il contenuto di quello che si comunica. È importante anche avere accesso diretto al top management dell’azienda che si rappresenta perché il messaggio deve essere perfettamente allineato con la strategia e il modo di pensare di chi dirige il business.